Buona la scuola se in libera scelta (guarda il video)

Libertà di scelta educativa, responsabilità educativa, pluralismo scolastico: questi tra i temi affrontati in una mattinata di formazione presso il seminario vescovile di Cremona con la presentazione del saggio “Il diritto di apprendere. Nuove linee di investimento per un sistema integrato” (Giappichelli ed., Torino 2015) da parte degli autori: Suor Anna Monia Alfieri, Marco Grumo e Maria Chiara Parola. Personalità diverse, professionalità e competenze diverse in ambito giuridico, economico e aziendale, i tre autori hanno coinvolto il pubblico intervenuto – Dirigenti, docenti, esponenti del mondo della scuola – con entusiasmo, forte motivazione e impegno nella ‘battaglia’ che stanno conducendo. Una battaglia in primo luogo ideologica, a partire proprio dagli ambienti spesso chiusi, autoreferenziali e refrattari ai cambiamenti e alle novità delle stesse scuole paritarie sino alla più amplia opinio communis! Vi è ancora un radicato retaggio ideologico e culturale con cui bisogna misurarsi e che è necessario accantonare: la distinzione tra scuola pubblica e “privata”, la scuola comune per tutti e la scuola elitaria per i ricchi! No. Non è così. Doverosa innanzitutto una chiarificazione terminologica: la distinzione semmai è tra scuola pubblica statale e scuola pubblica paritaria, nel quadro della libertà d’istruzione e d’insegnamento prevista dalla Costituzione e dalla legge n. 62/2000 sulla parità scolastica. Tuttavia, a sedici anni dalla promulgazione della legge, la famiglia non ha ancora il pieno esercizio della libertà di scelta in un reale pluralismo educativo. Bisogna, infatti, ripartire proprio da qui: mettere al centro la famiglia e lo studente. Il focus va posto sulla famiglia, strumentalizzata dalla pubblicità come dalla politica, ma messa fuori dai processi importanti, quello educativo in primis. A furia di essere messa fuori, la famiglia non si riconosce più come cellula fondante dello Stato italiano. Ed, invece, va aiutata a riappropriarsi della sua responsabilità educativa sui figli e va garantita ad essa la libertà di scelta educativa. Una rivoluzione, una svolta notevole prospettano gli autori del saggio.

Per fare un passo avanti decisivo, di civiltà e di diritto, si propone di introdurre il criterio del costo standard di sostenibilità per allievo nell’unico Sistema Nazionale di Istruzione, nel quale coesistano, collaborino e competano, sulla frontiera della “qualità educante”, scuole statali e scuole paritarie, entrambe riconosciute come istituzioni pubbliche al servizio della persona. Il risultato finale? Lo Stato spenderebbe molto meno, risparmiando 17 miliardi di euro annui, come il presente saggio dimostra, in nome delle ragioni dell’economia che si coniugano con quelle del diritto, come previsto dalla Costituzione Italiana, per una democrazia pienamente realizzata. Allora sì che si passerebbe da un sistema classista, regionalista, discriminatorio ad un sistema pluralista e lo Stato passerebbe da gestore dell’istruzione a garante della libera educazione.

Vogliamo veramente un sistema scolastico moderno? Allora, è necessario un sistema economico-finanziario altrettanto moderno e innovativo. E il costo standard di sostenibilità, un progetto di qualità – già applicato tra l’altro nel mondo della sanità – rappresenta la sfida e la necessità per la modernizzazione vera della scuola italiana. Un sistema di finanziamento innovativo per lo sviluppo inclusivo del sistema scuola e non per tagliare, un sistema di finanziamento nuovo virtuoso che mette veramente al centro lo studente.

Prof.ssa Rosato